Una sufficienza strappata per le orecchie, quella che la Corte dei Conti ha assegnato alla gestione sanitaria della Regione Lazio. Il procuratore regionale, Paolo Luigi Rebecchi, riferendosi al rendiconto 2023 della sufficienza come il minimo indispensabile. La Corte dei Conti regionale lo ha parificato, mantenendo però la riserva su tre punti cui si aggiunge anche un’eccezione.
Secondo la Corte dei Conti va verificata “la parte accantonata del risultato di amministrazione e, in particolare, il fondo passività potenziali destinato alla copertura del fabbisogno sanitario”. Come pure la gestione dei residui attivi e passivi degli esercizi precedenti e le indennità di segreteria di Giunta e Consiglio. L’eccezione si riferisce invece all’impiego di fondi del ministero erogati per il servizio sanitario, registrati come “impegni, per un ammontare di 600.321 euro, destinati alla società di consulenza”.
Il procuratore Rebecchi, ha lanciato l’allarme anche “sull’allungamento dei tempi di attesa che non deve diventare uno strumento dissuasivo per il ricorso al servizio sanitario pubblico. Sotto questo profilo, va evidenziata la mancata finalizzazione della quota pari allo 0,3 per cento del fondo sanitario indistinto, destinata al recupero delle liste di attesa pari a circa 35 milioni di euro”. Per quanto concerne “l’esposizione debitoria complessiva della Regione, al 31 dicembre 2023 risulta pari a 21.938.052.198 euro”. La sufficienza è arrivata probabilmente solo perché l’Amministrazione regionale ha informato la Corte dei Conti che nel 2023 non è stato contratto “nuovo indebitamento”.
La richiesta definitiva avanzata alla Regione Lazio e al presidente Rocca è di intervenire immediatamente con misure concrete per dare risposte alla cittadinanza, salvaguardando il sistema sanitario pubblico. Il governatore Rocca sta portando avanti una campagna che coinvolge tutte le Asl del Lazio proprio per risolvere il problema delle liste d’attesa diventate ormai insostenibili per gli utenti.