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Marcell Jacobs si racconta a Fiona May: “Agli Europei di Roma vogliamo conquistare la gente”

16/05/24 - 17:40

Un dialogo a cuore aperto tra due icone dello sport italiano, passeggiando sulla nuova pista di atletica del meraviglioso Stadio dei Marmi. A 22 giorni dal via dei Campionati Europei di Atletica Leggera Roma 2024, in programma dal 7 al 12 giugno, Marcell Jacobs si racconta a Fiona May. Il velocista campione olimpico ed europeo in carica e la leggenda azzurra del salto in lungo, che parteciperà agli Europei con il ruolo di Ambassador, si proiettano insieme verso il grande evento di giugno, condividendo le rispettive sensazioni ed esperienze. Una chiacchierata informale, sincera, durante la quale Jacobs confida a May il senso di responsabilità che ha avvertito nel dover difendere un titolo olimpico, le sue paure, il desiderio di ritrovare se stesso nel periodo di allenamento in America, la voglia di vincere ancora davanti al pubblico di casa dello Stadio Olimpico e l’auspicio che gli Europei di Roma possano aiutare l’atletica a entrare ancor di più nel cuore degli italiani.

Marcell, come stai?

“Bene, molto bene. Sono tornato in questa splendida città, mi mancava questo stadio incredibile, quindi sono pronto a iniziare la mia stagione”.

Che rapporto hai con Roma?

“La Capitale è il posto in cui mi sono trasferito, dove ho preparato la mia ultima Olimpiade. Mi ha regalato tante emozioni, tante vittorie, ma anche sconfitte che fanno parte del gioco e sono importanti perché ti aiutano a crescere. Comunque ho dei ricordi super che mi legano alla città”. 

Come ti senti a preparare un evento così grande come gli Europei di Roma?

“Sono pronto e carico. Questi mesi di allenamenti in America mi hanno aiutato, non solo per la parte atletica. Mi è servito per tornare in contatto con me stesso, ho ritrovato un Marcell che si era perso e aveva bisogno di capire cosa volesse veramente dalla vita. Ho recuperato energia, carica e motivazione per tornare a gareggiare e rimettermi in gioco. I Campionati Europei in casa avranno tutto un altro valore, per me saranno importantissimi e in più sono il campione europeo in carica. Correre davanti alla tua gente, al tuo popolo che ti supporta con la maglia azzurra indosso è un qualcosa di incredibile e non vedo l’ora che arrivi quel momento”.

Il bello di te è che sei umano, tranquillo. Mi ha fatto piacere sentirti raccontare che sei andato via per ritrovare te stesso. Spesso tanti non sanno che essere un campione diventa pesante psicologicamente.

“Sì, parliamo di questa pesantezza che comporta la vittoria di una medaglia olimpica. Prima pensavo che una volta vinto l’oro, tutto poi sarebbe diventato più facile. Invece lì è iniziato il vero lavoro e la parte difficile. Sono una persona che si è sempre messa in gioco, non ho mai avuto paura delle sconfitte e delle delusioni perché fanno parte del nostro sport. Magari si potesse sempre vincere, tutti vorrebbero farlo, ma bisogna fare degli step per arrivare a quello. Io sono un essere umano come tutti, ho le mie paure, le mie difficoltà. Ammetto che prima di entrare in gara ho paura, è una parte normale che ho imparato ad accettare. Fa parte di dover affrontare la gara ed è un adrenalina che mi serve. Tutto questo l’ho imparato col tempo, con i brutti momenti, le delusioni, le sconfitte, che sono una parte importante per noi atleti. Dobbiamo essere bravi a guardare quella difficoltà e capire cosa ci abbia insegnato e poi da lì trasformarlo in qualcosa che ci servirà per il futuro”.

Hai particolari riti scaramantici prima delle gare?

“Nulla di particolare, cerco di seguire sempre una determinata routine. Considerando che le gare ci sono la sera, cerco di dormire tanto, il più possibile, anche fino all’una o le due di pomeriggio. Dopo di che mi sveglio, pranzo, faccio la doccia sempre allo stesso orario, preparo tutti i vestiti prima, scelgo un boxer portafortuna. Queste piccole cose ci sono e fanno parte della mia preparazione alla gara”. 

Sei normale dai.

“Assolutamente sì (ride, ndr)”.

Qual è il segreto della vostra fantastica squadra della 4×100?

“Non c’è un vero segreto. La questione è quanto noi ci sentiamo una famiglia e siamo in grado di passare da essere avversari a diventare una persona unica. Ci fidiamo ciecamente uno dell’altro, abbiamo un bellissimo rapporto. Quando andiamo in trasferta passiamo tanto insieme, cerchiamo di organizzare delle cene per rinforzare questo rapporto. Siamo sempre a pronti a spronarci fra noi, quando vediamo che qualcuno è in difficoltà gli facciamo capire che siamo un gruppo, che vinciamo e perdiamo insieme. Questa è la nostra forza, che ci permette di presentarci in pista non come atleti più forti del mondo ma come quelli che fanno viaggiare il testimone più velocemente, e di conquistare le medaglie”.

C’è qualche compagno in particolare su cui ti senti di scommettere agli Europei?

“La nazionale italiana sta andando forte in questo momento, ci sono tanti atleti che stanno dimostrando il loro valore. Dopo Tokyo c’è stata un’evoluzione che ha fatto capire loro quanto fosse importante credere nelle proprie potenzialità per arrivare ai risultati. Credo che a Roma possiamo vincere davvero tante medaglie, penso a Mattia Furlani, Larissa Iapichino, ovviamente a Gianmarco Tamberi, a Leonardo Fabbri e… a me”. 

Beh, certo.

“Mi lascio per ultimo ma non penso di esserlo. Poi ci sono la 4×100 e le altre staffette, possiamo conquistare diverse medaglie e credo che riusciremo a fare un grandissimo Europe”o.

Ma la medaglia più importante da conquistare saranno i tifosi, specialmente qui a Roma.

“Esatto. Stiamo lavorando tanto per far scoprire l’atletica. La cosa più importante è che la gente conosca l’atleta al di fuori della performance, perché credo nel momento in cui inizia a vedere la vita che fa, gli allenamenti, le difficoltà che può vivere allora inizia davvero a innamorarsi di quella persona e diventa un vero tifoso che lo sostiene in tutto il suo percorso. Quindi credo che la parte più importante sia portare non solo l’atletica ma i personaggi che la popolano dentro le case e le famiglie per far capire loro che anche noi siamo umani, che abbiamo le nostre problematiche, le nostre difficoltà, le nostre gioie, le nostre famiglie e tutto il resto”. 

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