Il viaggio di Papa Francesco in Indonesia è iniziato tra la gente, tra gli orfani, gli anziani, i poveri e i rifugiati. Il Pontefice ha raggiunto la Nunziatura apostolica a bordo di un’auto bianca mentre la gente, con una maglietta bianca come segno di benvenuto, lo salutava al passaggio sventolando bandiere con i colori dell’Indonesia e gridando “Selamat datang”, “benvenuto”.
Giunto alla Nunziatura il Papa ha trovato tutti seduti in cerchio: orfani, anziani, poveri e rifugiati accompagnati dalle suore domenicane che gestiscono il Jesuit Refugee Service e la Comunità di Sant’Egidio che li sostengono con vestiti e cibo.
Francesco ha salutato uno ad uno tutti i presenti e ascoltato la loro storia e li ha benedetti. Abbracci e sorrisi per i bambini, sia gli orfani raccolti in villaggi e periferie urbane e istruiti dalle domenicane, sia i bimbi delle Scuole della Pace che hanno donato al Pontefice un disegno dal titolo ‘Il mondo che vorrei’, con l’immagine della Terra e due bandiere che la sostengono in segno di fratellanza.
Tra abbracci, baci, benedizioni e il dono dei rosari, Francesco ha trascorso gran parte del tempo dedicato alla visita, proprio con i più piccoli. Poi si è fermato a parlare in privato con una donna dell’Afghanistan, avvolta in uno chador, e ha scherzato con un anziano in sedia a rotelle: dicendogli “Anche io la uso”. Poi il meritato riposo dopo un lungo viaggio che proseguirà fino al 13 settembre.
La prima mattina di impegni ufficiali del Papa, dopo l’arrivo di ieri, si è aperta con l’arrivo al palazzo presidenziale Istana Merdeka per la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al presidente indonesiano Joko Widodo. Dopo l’esecuzione degli inni con il picchetto d’onore Francesco ha raggiunto la Credential Hall per la firma del Libro d’Onore sul quale ha lasciato il messaggio: “Immerso nella bellezza di questa Terra, luogo di incontro e dialogo tra culture e religioni diverse, auguro al popolo indonesiano di crescere nella fede, nella fraternità e nella compassione. God bless Indonesia”.
Nel suo discorso il Papa ha sottolineato il suo apprezzamento per l’Indonesia che ha definito “un mosaico di parti differenti bilanciate fra loro che lavorano per un tessuto sociale equilibrato, con il costante contributo della Chiesa locale”.
Altro esempio che l’Indonesia offre al mondo, secondo le parole del Pontefice, è il suo alto tasso di natalità, con famiglie che hanno “tre, quattro, cinque figli” e “che vanno avanti, mentre in altre zone del mondo la soluzione agli squilibri sta nel limitare le nascite, limitare la ricchezza più grande che ha un Paese”.
La conclusione di Francesco è che il lavoro di chi gestisce la cosa pubblica sia sempre ispirato alla convinzione che “la pace è frutto della giustizia”, perché l’armonia ribadisce e conclude, “si ottiene quando ciascuno si impegna non solo per i propri interessi e la propria visione, ma in vista del bene di tutti, per costruire ponti, per favorire accordi e sinergie, per unire le forze allo scopo di sconfiggere ogni forma di miseria morale, economica, sociale, e promuovere pace e concordia”.
Concluso il discorso con il suggello di un lungo applauso, Francesco ha lasciato la sede presidenziale accompagnato ancora una volta dallo sventolio di bandierine e dalle acclamazioni della folla abbigliata con i costumi tradizionali.