Papa Francesco ha inviato una lettera all’arcivescovo Kulbokas, nunzio in Ucraina, a mille giorni dallo scoppio del conflitto, ringraziandolo per essere “rimasto accanto” alla popolazione in un lungo periodo di sofferenza. Il Pontefice prega Dio perché “converta i cuori e li renda capaci di avviare percorsi di dialogo, riconciliazione e concordia” e auspica che la parola “Pace” risuoni in famiglie, case e piazze. “Dio – afferma il Papa – chiederà conto di tutte le lacrime sparse”. A riportarlo Vatican News.
Non sono “semplici parole” cariche di solidarietà quelle che il Papa invia al suo rappresentante in questa terra da sempre definito “martoriata” e, aggiunge oggi, “amata”. Bensì – è Francesco stesso a scriverlo – un’“accorata invocazione a Dio, unica fonte di vita, speranza e saggezza, affinché converta i cuori e li renda capaci di avviare percorsi di dialogo, di riconciliazione e di concordia”.
Il Papa guarda a tutti gli ucraini e si dice consapevole che “nessuna parola umana è in grado di proteggere le loro vite dai bombardamenti quotidiani, né consolare chi piange i morti, né curare i feriti, né rimpatriare i bambini, né liberare i prigionieri, né mitigare i crudi effetti dell’inverno, né riportare la giustizia e la pace”. Ciò non cancella tuttavia la speranza che la parola “PACE” – scritta nella lettera in maiuscolo ad evidenziarne la portata dell’auspicio – “purtroppo dimenticata dal mondo d’oggi”, possa tornare a “risuonare nelle famiglie, nelle case e nelle piazze della cara Ucraina”. “Purtroppo, almeno per ora, non è così!”, osserva il Pontefice.
Assicura poi di unire la sua preghiera a quella di coloro che “tutte le mattine, alle ore 9, con un ‘minuto di silenzio nazionale’, gli ucraini ricordano con dolore le numerose vittime provocate dal conflitto, bambini e adulti, civili e militari, come pure i prigionieri, che si trovano spesso in deplorevoli condizioni”. “Mi unisco a loro cosicché sia più forte il grido che si innalza verso il Cielo, dal quale viene l’aiuto: Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra”, afferma il Papa.
La lettera termina con una preghiera a Dio perché, “mentre raccoglie tutte le lacrime sparse” di cui “chiederà conto”, possa consolare i cuori e rafforzare la speranza della sua presenza: “Sarà Dio – è la parola conclusiva di Papa Francesco – a pronunciare l’ultima parola su questa immane tragedia”.