Dopo la visita al Castello di Laeken per l’incontro con i sovrani e con le autorità del Belgio, Francesco si è recato nella Home Saint-Joseph, nel quartiere di Marolles. Una struttura gestita dalle Piccole Sorelle dei Poveri che accoglie donne e uomini avanti negli anni, gravemente malati e con scarse possibilità economiche. Il Pontefice ha salutato e benedetto tutti i presenti.
Dal Castello reale di Laeken, ad una piccola casa, la Home Saint-Joseph, dove vengono accolti anziani, malati, poveri o persone a basso reddito, con le mura colorate, i pavimenti in legno e l’odore di minestra appena cucinata. Succede questo nei viaggi apostolici di Francesco, che in poche ore attraversa mondi totalmente diversi tra loro.
Il corteo papale ha così deviato nella direzione opposta della Nunziatura, residenza del Papa in questi giorni di viaggio, per addentrarsi nelle viuzze di Marolles, quartiere costellato da pub indie e mercati delle pulci, e raggiungere la Home Saint-Joseph.
Ad accogliere Francesco due suore delle Piccole Sorelle dei Poveri, che si sono subito avvicinate al Papa per dirgli «grazie» di questa sorpresa. «Con gioia», ha risposto Francesco, chiedendo informazioni sulla loro congregazione. Disposti in semicerchio, con al centro gli anziani sulle carrozzine elettriche o quelli paralizzati dalla malattia, tutti i presenti nel salone della Home Saint-Joseph hanno accolto il Papa con un applauso.
«Vi benedico e prego per voi. Voi pregate per me!», le parole di Bergoglio in francese, seduto al centro della stanza. «Tous le jours, tous le jours… Tutti i giorni», hanno assicurato in coro alcune donne. Al Papa le religiose hanno regalato dei libri e gli hanno presentato Madame Zelle, come vuole farsi chiamare Denis Lallemande, un passato da tata, a 102 anni e mascotte della casa. «Complimenti!», le ha detto Francesco, sporgendosi in avanti dalla sedia a rotelle per stringerle la mano. Assisteva intanto commosso a tutta la scena un giornalista belga al seguito del Pontefice che non si aspettava di ritrovare lì la babysitter di quando era bambino. «Ha aiutato tanto la nostra famiglia», racconta.
Dopo Madame Zelle, il Papa ha voluto – nonostante lo spazio ristretto – salutare uno ad uno i presenti. Una piccola calca si è subito creata mentre la carrozzina di Francesco si addentrava tra le file di altre carrozzine. Tra grida di «Saint-Père» e di nuovo canti, si distingueva, seppur flebile, la voce di Agata in italiano: «Santo Padre, venga qui, sono paralitica. Vengo da Bari. Santo Padre, venga qui, sono paralitica. Vengo da Bari…». Quasi una litania che la donna, pugliese ma da sessant’anni a Bruxelles, occhi azzurri e collo incrinato a causa della malattia, ha ripetuto finché Francesco non le è apparso davanti, le ha stretto una mano e le ha regalato un Rosario. «Gli volevo dire di pregare per me e che io prego per lui – racconta Agata ai media vaticani – lo vedo sempre in tv e ora l’ho visto in presenza. Una cosa rara, una cosa meravigliosa e rara». «Ah sì – aggiunge, tenendo stretta in mano la coroncina – gli ho detto pure che prego sempre per tutti gli ammalati perché stiano bene e perché finisca la guerra. Ho sentito che vogliono buttare delle bombe».