L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente poiché è coltivato soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto.
Come mantenere vivo l’albero di Natale. I consigli degli agronomi: In generale è bene non collocare l’albero vicino a fonti calore dirette come termosifoni, camini, forni, stufe, ecc. È bene mettere l’albero in un luogo luminoso (vicino ad una finestra o una porta a vetri) e il più lontano possibile da fonti di calore. Dovrà anche essere garantita la periodica bagnatura della terra e delle radici ad elevato rischio di disidratazione, mantenendo il terreno sempre fresco e umido. Dopo le feste si può verificare la fattibilità del trapianto di questi alberi in ambienti aperti in piena terra. Per non vedere seccare l’albero è necessario sapere se il suo sistema radicale fortemente ridotto da sufficienti radici che possono essere ancora attive e in grado di svilupparsi ancora dopo il trapianto ed è altrettanto necessario verificare se il luogo d’impianto è quello giusto per ospitare questi alberi e vederli crescere sani e sicuri.”Non tutte le città e non tutti i terreni – spiega Flavio Pezzoli, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Roma – sono adatti ad ospitare gli alberi di Natale dei generi Picea e Abies, che prediligono terreni freschi e profondi, inverni freddi ed estati fresche e con precipitazioni specie nel momento della ripresa vegetativa e della crescita annua, cioè da maggio ad agosto”.
“La loro coltivazione – aggiunge Pezzoli – è così da sconsigliare, pena il deperimento delle piante o la loro morte prematura, nelle aree litoranee e marittime e in gran parte delle città italiane con la sola esclusione dei centri dell’area alpina, prealpina e appenninica dove queste piante sono già ampiamente rappresentate nei popolamenti dei boschi delle zone alto collinari e montane”.
“Quest’anno rivolgiamo un appello all’assessore Alfonsi affinché – conclude Pezzoli – si posso offrire la possibilità ai cittadini, una volta finite le feste, di potere piantumare gli alberi nei parchi pubblici, nelle ville comunali e soprattutto nelle zone più degradate della città”.