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Papa: “Nei Magi vediamo gli smarriti che trovano Gesù”

06/01/24 - 13:56

I magi «sono immagine dei popoli in cammino alla ricerca di Dio, degli stranieri che ora sono condotti sul monte del Signore, dei lontani che adesso possono udire l’annuncio della salvezza, di tutti gli smarriti che sentono il richiamo di una voce amica». Sono  immagine «del pellegrinaggio di ognuno di noi, dalla lontananza alla vicinanza».
Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa dell’Epifania, celebrata nella Basilica di San Pietro davanti a oltre seimila fedeli, raccomandando soprattutto di recuperare la preghiera di adorazione, che «abbiamo un po’ perduto». Appello ripetuto anche all’Angelus, insieme con l’invito a soffermarsi con i bambini e a guardare i problemi del mondo con i loro occhi.

Questi sapienti venuti dall’Oriente, ha aggiunto Francesco nella sua omelia, «hanno gli occhi puntati verso il cielo, i piedi in cammino sulla terra, il cuore prostrato in adorazione». E per ognuno di questi atteggiamenti il Pontefice ha spiegato il relativo insegnamento anche per la Chiesa e il mondo di oggi.

Gli occhi puntati verso il cielo, ad esempio, ci fanno comprendere che «essi alzano il capo, per attendere una luce che illumini il senso della loro vita, una salvezza che viene dall’alto». Questa è anche «la chiave che dischiude il significato vero della nostra esistenza: se viviamo rinchiusi nel ristretto perimetro delle cose terrene, se marciamo a testa bassa ostaggi dei nostri fallimenti e dei nostri rimpianti, se siamo affamati di beni e consolazioni mondane invece che cercatori di luce e di amore, la nostra vita si spegne». Di questo sguardo rivolto verso l’alto c’è bisogno anche nella Chiesa, ha rimarcato il Papa. «Ne abbiamo bisogno nel cammino della fede, perché non si riduca a un insieme di pratiche religiose o a un abito esteriore, ma diventi un fuoco che ci brucia dentro e ci fa diventare appassionati cercatori del volto del Signore e testimoni del suo Vangelo. Ne abbiamo bisogno nella Chiesa, dove, invece che dividerci in base alle nostre idee, siamo chiamati a rimettere Dio al centro. Lui, e non le nostre idee o i nostri progetti. Ripartiamo da Dio, cerchiamo in Lui il coraggio di non fermarci davanti alle difficoltà, la forza di superare gli ostacoli, la gioia di vivere nella comunione e nella concordia».

Davanti al mistero, di «un re che è venuto a servirci, un Dio che si è fatto uomo, che ha compassione di noi, soffre con noi e muore per noi. Dinanzi a questo mistero, siamo chiamati a piegare il cuore e le ginocchia per adorare: adorare il Dio che viene nella piccolezza, che abita la normalità delle nostre case, che muore per amore. Riscopriamo il gusto della preghiera di adorazione. Riconosciamo Gesù come nostro Dio e Signore e offriamo a lui i doni che abbiamo, ma soprattutto il dono che siamo, noi stessi». Su questo invito il Papa si è soffermato in particolare con un passaggio a braccio: «Fratelli e sorelle, abbiamo perso l’abitudine di adorare, abbiamo perso questa capacità che ci dà l’adorazione. Oggi i Magi ci invitano ad adorare. Manca l’adorazione oggi tra noi».

In definitiva, ha concluso papa Francesco, in questo giorno dell’Epifania, «chiediamo la grazia di non perdere mai il coraggio: il coraggio di essere cercatori di Dio, uomini di speranza, intrepidi sognatori che scrutano il cielo e camminano sulle strade del mondo per portare a tutti la luce di Cristo, che illumina ogni uomo».

 

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