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Poliziotti si fingono pedofili e scoprono on line chat compromettenti: oltre 50 persone coinvolte

20/12/23 - 14:35

Tutto è iniziato con l’arresto di un pedofilo nei mesi scorsi. Per non destare sospetti, i poliziotti hanno quindi deciso di partire dai suoi contatti online per infiltrarsi nella rete e proseguire le indagini utilizzando il suo nickname.

I poliziotti sono quindi riusciti ad entrare in un gruppo di oltre 50 pedofili dove hanno cercato di sembrare l’uomo che avevano arrestato ed infatti non sono stati riconosciuti. Le indagini, coordinate dalla Capitale, sono andate avanti sei mesi: sono almeno una cinquantina i profili trovati e tra loro ci sono anche tre romani: due denunciati e uno tratto in arresto.

Disoccupato e incensurato l’uomo è stato trasferito a Regina Coeli subito dopo la perquisizione a Roma. Si tratta di un quarantacinquenne. Oltre a lui, di cui nei prossimi giorni il Gip stabilirà la data dell’udienza di convalida, sono stati denunciati altri due maggiorenni: nessuno dei tre poteva immaginare che la polizia stesse indagando su di loro e che si sarebbe presentata con un mandato di perquisizione.

Una volta individuati i tre pedofili attivi nella capitale, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nelle loro abitazioni: sono stati trovati smartphone utilizzati per scambiarsi file compromettenti, foto e video di abusi sessuali su minori, anche bambini, realizzati all’estero. Non si esclude che l’indagine possa oltrepassare i confini del nostro Paese: i risultati infatti sono già stato condivisi con gli altri Stati. Nel frattempo, in Italia, dopo l’ingresso nelle chat,  continuano i controlli su 38 province: le persone arrestate in totale sono state 28, di cui alcuni pensionati fino a 73 anni e anche cinque minorenni.

Per il Centro nazionale per il Contrasto alla pedopornografia online, si tratta di una rete molto diramata e nel frattempo la polizia postale sta cercando gli amministratori delle chat che rischiano di essere denunciati e condannati per associazione a delinquere per la gestione dello scambio di materiale pedopornografico. Quella chiusasi oggi potrebbe rappresentare soltanto una prima indagine che aprirà nei prossimi giorni un vaso di Pandora sugli altri spazi virtuali utilizzati dai pedofili.

 

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